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L'espressione artistica di Arienti passa attraverso l'uso di oggetti visivamente già codificati che vengono riproposti, rimessi in gioco con funzioni e valori nuovi: una pagina di rivista diventa onda del mare, un elenco telefonico si trasforma in vaso, un poster diventa disegno. Un'esigenza nata dall'intenzione forte e vivifica di fuggire in maniera produttiva la passività delle informazioni mediatiche, e lasciare allo spettatore uno spazio di immaginazione più ampio. Filippo Trevisani, soprintendente per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico di Mantova e curatore della mostra, fa una lettura puntuale della mostra a Palazzo Ducale inserendola nel tessuto più ampio dell'attività precedente dell'artista.